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Illusioni
pericolose
Il governo crede di svolgere una semplice operazione di polizia internazionale
Verso l’inizio della seconda guerra libica
Il
ministro dell’Interno, Angelino Alfano, aspetta solo l’ok dell'Onu per
iniziare quelle definite “azioni mirate contro i trafficanti di essere umani
e a fare tutto quello che serve”. A sentire il ministro dell’Interno il
governo sarebbe pronto “ad un piano militare energico”, assumendone “anche la
leadership”. Alfano ha parlato al programma “Agorà”, su Raitre giovedì
scorso, spiegando che non era quella la sede adatta per fornire i dettagli.
Farebbe bene a recarsi in Parlamento per informare
esattamente il Paese di cosa si tratti, perché
stando a tali affermazioni, sembrerebbe che il governo non abbia nemmeno idea
a che cosa vada incontro. Ricostruendo l’intervento televisivo del ministro
dell’Interno, vi sarebbero due argomenti distinti, per quanto connessi, da
specificare. Il primo è che l'Europa avrebbe riconosciuto
come l'immigrazione sia un problema di tutti. Solo che se questo dovrebbe
significare che finalmente l’Europa è pronta nel suo complesso a gestire il
fenomeno migratorio, è bene che Alfano sappia come Gran Bretagna, Danimarca e
Irlanda si siano chiamate fuori e possano farlo grazie alle clausole previste
dal trattato di associazione che le riguardano. Mentre la Repubblica Ceca
e la Slovacchia,
sono le prime ad avere già detto di no alla ricollocazione dei migranti. Poi
c’è l’enigma polacco dove con il voto potrebbe formarsi un
governo ultranazionalista. Nel complesso, quest’Europa unita, pronta
ad affrontare la questione migranti, a differenza di
Alfano e del l’Alto rappresentante Mogherini, che ha parlato addirittura di
“momento storico per l’Italia”, non si vede proprio. Il secondo problema
riguarda invece la missione di polizia internazionale sulle coste libiche,
che Alfano immagina sulla base del modello antipirateria in Somalia.
Sinceramente non capiamo il paragone. La pirateria In Somalia è
un’organizzazione autonoma e per quanto diffusa, limitata. Il traffico di
migranti in Libia è stato coordinato dal regime di Gheddafi per decenni e il
governo italiano e la commissione europea non sono in grado di dire se al
posto del regime si siano sostituite le autorità di Tripoli o di Tobruk, o
meno. Per la verità, il governo italiano e la Commissione europea
non sembrano porsi nemmeno la domanda se dietro gli scafisti ci sia il frammentato potere libico di oggi, ancora più
instabile e preoccupante di quanto fosse quello di Gheddafi. Che poi le Forze
Armate italiane siano del tutto impreparate alla
bisogna, lo ammettono loro stesse quando spiegano che hanno preparato diversi
tipi di intervento per la Libia,
senza aver però ancora avviato un addestramento specifico. Se prima aspettano
la decisione politica che chiarisca obiettivi della missione, “caveat” e
regole d'ingaggio e che solo dopo questo chiarimento potranno essere
delineati i piani e i mezzi da utilizzare, quando saremo davvero pronti per
entrare in azione? Se poi si conta di impegnare i reparti che vengono citati dai giornali, gli Harrier della portaerei
Cavour, i Comsubin della marina, i lagunari del San Marco, persino il
battaglione paracadutista Col Moschin, è chiaro che stiamo pensando ad
un’operazione proporzionale a quella che compierebbero i marines americani,
non intesa ad una di polizia, ma di guerra vera e propria. Lo confermerebbe
il fatto che i governi di Italia e Gran Bretagna stiano pensando a scaricare
gli incursori in alto mare per farli arrivare nei porti, mettendo i piedi a
terra giusto il tempo necessario per danneggiare o affondare i barconi e poi
tornare lesti sulle navi madre senza dare troppa
pubblicità al loro operato. Questo è fantastico, come se si trattasse di una
marachella, se non fosse che, primo, non sappiamo
ancora dove si tengono i barconi. Non è affatto detto stiano lì a mollo, in attesa che qualcuno li distrugga. Secondo da chi
sono sorvegliati. Terzo qual è la potenza di fuoco di chi li sorveglia.
Quando i governi europei avranno chiaro tutte queste
questioni, non proprio insignificanti, capiremo se si tratta davvero
di una semplice operazione di polizia internazionale o se invece stiamo per
iniziare la seconda guerra libica, con le nostre truppe impegnate in prima
linea.
Roma, 14 Maggio 2015
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